Original Story: Oltre il cielo, volume 1, Illusione

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    ED_(He)Art
    Partecipante

    Premessina:

    Ecco zia Ed che ci riprova *risata malvagia*

    Come da titolo questo è un racconto finito di ben oltre 20 capitoli quindi un po’ lunghetto… E’ il primo libro di una trilogia (quadrilogia se vogliamo aggiungere quello non finito, cioè sono arrivata a metà e non l’ho mai terminato… a dire il vero non ricordo nemmeno dove volessi andare a parare ^^’)  Pubblico questo piccolo estratto per conoscere i vostri pareri. In passato ho tentato la pubblicazione ma non ci sono riuscita ed ora vorrei provare a capire se può diventare un fumetto, infatti sto lavorando ai personaggi, alla sceneggiatura e poi proverò con le tavole. Beh che dire, buona lettura, aspetto con ansia i vostri commenti e le vostre critiche *_*

    Titolo: Oltre il cielo – Illusione

    Genere: Fantasy

    Estratto primo capitolo

    Silvia era lì davanti ai miei occhi, borsa Luis Vuitton, cellulare ultimo modello e scarpe Prada, era lì ferma ad aspettare l’autobus che l’avrebbe portata in facoltà. Mi irrigidii e mi voltai di scatto, come a volermi nascondere, come una ladra. Che mi frega, pensai, quella che ha sbagliato non sono io.

    Non avevo mai preso in considerazione che l’errore fosse stato fatto da Alan, piuttosto avevo sempre punito me stessa per il carattere lunatico che mi portavo dietro fin dalla nascita. Secondo il mio naturale autolesionismo il nostro rapporto era finito solo ed esclusivamente a causa mia perché non ero stata capace di amare Alan come lui meritava per davvero, non ero riuscita a cambiare per diventare la fidanzata perfetta che dovevo essere per stare al suo fianco. Infondo ero consapevole che il mio aspetto fisico non era nemmeno paragonabile a quello di Silvia: lei era alta tipo un metro e settanta, occhi e capelli neri come la notte, amante dei capi griffati, sempre truccata e maniaca dei tacchi alti, nulla di stano se si pensa che gli anni a Milano le avevano fatto il lavaggio del cervello; invece io ero gracilina, con quei capelli rossi e gli occhi di un marrone anonimo e nessun feeling con moda e tendenze.

    Appoggiai la mano al petto e strinsi forte: credevo che se avessi mollato la presa il cuore mi si sarebbe frantumato in mille pezzi.

    L’aria intorno a me divenne pesante, la vista si annebbiò, non riuscivo quasi a respirare. Mossi un passo verso casa ma sentii un dolore forte che mi si irradiava dal petto.

    – Signorina le serve un aiuto? – Mi sentii davvero patetica.

    – No – sussurrai a denti stretti

    – Venga dentro le offro un bicchiere d’acqua –

     

    Non sapevo chi fosse, lasciai solo che mi portasse in un posto lontano da quello.

    –          Per favore un bicchiere d’acqua con zucchero per la signorina –

    Quando quella voce mi diede il bicchiere le mie mani non avevano smesso di tremare. Mi aiutò stringendo le sue mani intorno alle mie.

    –          Sicura che stai bene? Ti accompagno in ospedale? – seguii il profilo del braccio fino ad arrivare al volto che mi parlava.

    Era un uomo sui 40, giacca e cravatta, molto distinto.

    Scossi la testa – Sto bene – sorrisi – E’ solo un calo di zuccheri –

    Quando i colori tornarono a fuoco mi resi conto che ero nel bar poco distante da casa mia e che quell’uomo calvo non era altro che il proprietario del bar. Per fortuna lo zucchero fece il suo effetto, ringraziai e chiesi scusa per aver arrecato noia.

    Pensai di ritornare a casa ma ancora non sapevo che quel giorno era già stato prenotato da qualcuno per distruggere la mia vita.

    Uscii salutando cordialmente quando vidi Alan venirmi incontro.

    Mi pietrificai.

    Non poteva esserci fine al peggio.

    Quante probabilità c’erano nell’universo che potessi incontrarli entrambi lo stesso giorno?

    Strofinai gli occhi avanzando verso l’uscita chiedendomi se fosse solo una delle solite allucinazioni, ma Alan si stava realmente avvicinando verso me.

    –          Ciao – Il tono sorpreso e imbarazzato.

    Non risposi, avevo i nervi a fior di pelle che una sola sillaba non fuoriusciva dalla mia bocca. Di fronte a me il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore ma allo stesso tempo anche l’unica persona che poteva con una sola parola tirarmi fuori dal quel pozzo senza luce.

    –          E’ stata una fortuna incontrarti, vorrei parlarti – chiese timoroso della risposta, fece un passo verso di me afferrandomi l’avambraccio.

    –          Lasciami – ringhiai

    Si ritrasse – Non ho intenzione di aprire vecchie ferite, vorrei solo parlarti come due vecchi amici –

    Come poteva considerarci vecchi amici.

    –          Sparisci dalla mia vista – urlai – Come puoi guardarmi a quel modo –

    Odiavo il suo sguardo pietoso. Non accettavo la sua pietà ma dentro sapevo che quell’incontro avrebbe potuto cambiare tutto.

    –          Cassandra per favore, vengo in pace – si mosse verso di me tentando di afferrarmi ancora una volta.

    Indietreggiai verso la strada.

    Volevo semplicemente saltargli al collo e dirgli che andava bene così, che lo perdonavo e che ero disposta ad essere come lui mi voleva.

    –          Devi sparire dalla mia vita, hai capito sì o no? Non voglio più avere niente a che fare con te. – feci ancora qualche passo verso la strada.

    Alan a specchio si muoveva verso di me. Le sue intenzioni sembravano sincere

    –          Cassandra per favore –

    –          Smettila! – Urlai ancora – Nessuno può far più nulla adesso, nemmeno tu. – Che bugiarda che ero: sì che il mio cuore poteva essere riparato se solo lui avesse voluto.

    –          Cassandra! – Urlò e sgranò gli occhi tentando di afferrarmi.

    Indietreggiai ancora verso la strada.

    Nel suo sguardo il terrore

    Non avevo capito che voleva proteggermi.

    Un suono sordo e continuo sopraggiunse da dietro, in una frazione di secondo mi trovai faccia a faccia con il muso gigante e blu di un tir Renault truck che si avvicinava. Non ebbi la razionalità di analizzare e metabolizzare quello che stava accadendo, chiusi gli occhi e mi coprii il volto con le mani in attesa dell’incidente.

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